DIVERSAMENTE MAGRI DIVERSAMENTE IDIOTI

obesita_infantileChi ha la sventura di leggermi abitualmente sa che in questo blog c’è una sezione che si chiama Diversamente Magri, in cui amo trattare con ironia e se possibile con un sorriso il tema del sovrappeso, annosa questione con cui io convivo praticamente da sempre. Mi piace provare a sdrammatizzare un problema che certamente è “pesante”, in ogni senso. Nella speranza di riuscire a trasmettere, soprattutto alle tante persone afflitte dallo stesso problema, un messaggio di leggerezza. L’esatto contrario, non casualmente, della parola “pesantezza”. 

Si può vivere, bene e appieno, anche se si è in perenne, sanguinoso conflitto con la bilancia. A patto di salvaguardare, almeno l’indispensabile, la salute, e a patto, soprattutto, di accettarsi per quelli che si è. Io mi accetto solo in parte, ma non certo per il peso! E comunque, giuro: ho vissuto e vivo lo stesso. A volte bene, a volte benissimo, altre male, altre ancora così così: ma vivo. Alla faccia della bilancia, che generalmente non è proprio simpatica e generosa nei miei riguardi. 

Oggi però non ho voglia di parlare di questo tema con leggerezza. Leggo di un episodio di cronaca assurdo, che mi rimanda al concetto di fragilità. Alla crudeltà stupida, al pensiero insopportabile di come una cosiddetta “goliardia” folle, un grado insopportabile di stupidità, possa pregiudicare una vita. E anche in caso di sopravvivenza, possa lasciare segni e traumi psicologici gravissimi su un ragazzo, Vincenzo, di soli 14 anni. In tre, tutti 24enni, lo hanno preso in giro perché era grasso. Poi, uno di loro gli ha abbassato i pantaloni e soffiando con la pistola ad aria compressa usata in un autolavaggio gli ha provocato lacerazioni nell’intestino. Vincenzo ora è in ospedale, le sue condizioni sono gravissime, anche se pare fuori pericolo di vita. 14 anni. Un ragazzino, uno come tanti. Potrebbe essere quello della porta accanto, il figlio o il fratello minore di chiunque. Che colpe aveva questo ragazzo? Essere in sovrappeso? Non bastava averlo preso in giro, come se per un adolescente rotondetto già lo scherno, già l’emarginazione, già l’essere visto e additato come “diverso” non siano lame affilatissime che trafiggono l’anima e rendono fragili. Bisognava pure quasi ucciderlo. “Ora ti gonfio come un pallone” gli hanno detto.

Mi fa rabbia un fatto del genere. Mi indigna. Intanto, perché potevo essere anch’io, a suo tempo, vittima come lo è Vincenzo oggi. Ero un adolescente, e prima ancora un bambino, tondetto. Da sempre. Magari, anzi certamente, sono solo stato più fortunato. Magari, invece di ritrovarmi i 24enni bulletti del branco come amici, mi sono ritrovato un ambiente più sano. Magari avevo un pizzico di personalità in più, magari una famiglia sana. Magari solo casualità. E per quanto mi pesasse essere chiamato da sempre “pacchiuni”, per quanto mi seccasse dover dimostrare che a calcio potevo stare anche in campo e non per forza in porta, e in generale dover sempre dimostrare qualcosa in più dei miei coetanei, malgrado tutto questo, ho avuto una adolescenza “normale”. Ammesso che esista una “normalità standard” per un adolescente. Con problemi, ansie, euforie, lacrime, complessi, sogni, timori, come tutti gli adolescenti. Certo, forse io un po’ di più. Ma vivendo lo stesso, avendo amici lo stesso, fidanzate lo stesso, facendo sport lo stesso, facendo a pugni lo stesso, facendo cazzate lo stesso. E portandomi dietro i miei chili in più, come un fardello di cui avrei volentieri fatto a meno, ma che non mi hanno mai fatto imbattere in balordi capaci di mandare un ragazzino in ospedale in fin di vita.

E poi mi fa rabbia perché riguarda un ragazzo trattato come diverso solo perché grasso, esattamente come può accadere, e accade, ad un omosessuale, uno straniero, un disabile, uno semplicemente che non viene accettato dal branco perché sentito come “altro”. O solo per gioco, uno da umiliare così, tanto per ridere della sua umiliazione.

Mi fa rabbia che la madre dell’autore del gesto, invece di chiedere scusa di esistere e nascondersi per la vergogna di avere generato una simile testa di cazzo, abbia il pudore di dire “mio figlio è un bravo ragazzo, si è trattato solo di uno scherzo innocente”.

Mi fa rabbia pensare che mentre io sono qui a scrivere, come tanti altri, della mia indignazione per un fatto assurdo, un ragazzo, se sopravvivrà, avrà la vita e l’anima segnata per sempre. Solo per qualche chilo in più.

 Basilio Milatos © Riproduzione riservata

Nota: la foto è tratta da un sito web pubblico, non ho idea di chi siano i bambini raffigurati, mi è solo piaciuta molto l’idea di allegria e freschezza che i loro visi “pienotti” trasmettono

14 pensieri su “DIVERSAMENTE MAGRI DIVERSAMENTE IDIOTI

  1. Anche a me ha fatto rabbia vedere quella mamma sciagurata giustificare il gesto così ignobile del figlio che povero piccolo si annoiata e voleva solo scherzare

  2. Sentendo di questo episodio e di tanti altri episodi di pesante bullismo,ho ripercorso mentalmente la mia infanzia e adolescenza alla ricerca di episodi “simili”:Grazie a Dio non ne ho trovati,e lo stesso mi riferiscono i miei amici coetanei.Al massimo la presa in giro verbale a chi era grasso,basso o comunque con qualche caratteristica fisica o comportamentale degna di nota.A dire il vero però né io né i miei amici avevamo genitori come la madre del “bravo ragazzo”,né appartenevamo a quell’ambiente
    Di chi è la colpa quindi?dei tempi?della famiglia?
    Magari se chiediamo alla “madre dei Gracchi” di cui sopra ci dirà che la colpa è della vittima che ha provocato un bravo ragazzo!!

    • Succedeva anche ai nostri tempi, Germana, che in certi ambienti ci fosse una sorta di crudeltà sadica nel mettere sale sulle ferite verso i ragazzini con qualche problema o disagio. Certo, una madre che dice “è stato un semplice scherzo”… beh…

  3. una bruttissima storia, l’ennesima in cui qualcuno decide di scaricare le proprie frustrazione su una persona indifesa.. oltre la questione della struttura fisica (che secondo me è stato solo un pretesto), la violenza è stata arrecata ad un minorenne, mentre l’aggressore era più che maggiorenne, e da tre persone contro una sola.. insomma un atto barbaro e meschino

  4. Da vent’anni insegno in una scuola ‘a rischio’ poichè il quartiere in cui sorge non è proprio dei migliori. Da tempo ormai combatto insieme a delle splendide colleghe situazioni di precarietà di sentimenti (io le chiamo così). Ieri in classe i miei bambini hanno preso l’argomento ed erano sbigottiti, increduli,volevano sapere da me il perchè di un simile fatto. Ho detto loro che non c’è mai un perchè che giustifichi la violenza, mai. Abbiamo sottolineato il fatto che è importante denunciare certe situazioni, senza vergogna, senza timore, sempre. Il fatto che in una classe di quinta di 26 bambini cresciuti nella zona dello Sperone e di Brancaccio, tutti siano rimasti sinceramente sconvolti e senza parole dinanzi a cotanta subumanità ( prendo in prestito questo termine da te Basilio, perchè tutto ciò non ha nulla neanche lontanamente di animalesco) e che nessuno abbia usato parole del tipo ‘scherzo’ o ‘divertimento’, mi fa essere ottimista.

    • Vorrei essere ottimista anch’io, Germana. Anche perché, pure su altre questioni, è dai bambini di quartieri come Brancaccio e lo Sperone che passa la speranza di sradicare la subcultura mafiosa. Se i bambini riescono ad evolversi da certe radici allora si, possiamo sperare… e in questo le maestre sono determinanti!

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